chianticollifiorentinidocg_lowDopo la svinatura emergono le prime impressioni sull’annata 2012.
Scongiurato il pericolo di un nuovo 2003 grazie alle piogge di fine agosto e all’esperienza dei produttori

FIRENZE
( 19 novembre 2012) – Dopo la grande paura per il caldo torrido e
la siccità prolungata dei mesi estivi, i produttori del Consorzio
Chianti Colli Fiorentini possono finalmente tirare un sospiro di
sollievo: anche quella 2012 sarà un’annata di qualità per la DOCG
del leone rampante. Le
condizioni climatiche estreme alle quali i vigneti sono stati
sottoposti tra luglio e agosto, infatti, hanno danneggiato le uve
solo in parte e, benché la produzione sarà quantitativamente
inferiore alla media, i segnali per un’annata soddisfacente dal
punto di vista qualitativo ci sono tutti.

Un
risultato confortante sia per le aziende produttrici riunite nel
Consorzio sia per i tanti appassionati di Chianti Colli Fiorentini
DOCG, reso possibile grazie a una combinazione vincente di vari
elementi. In primo luogo il fattore meteorologico, poiché le
precipitazioni di fine agosto – inizio settembre hanno limitato
molto la disidratazione degli acini provocata dalla siccità. A
questo si sono unite tutta l’esperienza e la conoscenza dei
vigneti, dei terreni e dei microclimi, da parte dei produttori del
Consorzio, che ha consentito di programmare la vendemmia in modo da
dare tempo alle uve di maturare a dovere, così da esprimere nella
vinificazione tutte le caratteristiche organolettiche che da sempre
caratterizzano il Chianti Colli
Fiorentini DOCG.

«Abbiamo
preferito aspettare qualche settimana prima di fare considerazioni
sulla vendemmia 2012 – ha affermato il presidente del Consorzio
Chianti Colli Fiorentini Marina Malenchini – per verificare come
avrebbero risposto le uve una volta portate in cantina. Oggi, dopo la
fase di svinatura, possiamo tirare un sospiro di sollievo perché i
risultati sono confortanti – ha aggiunto – e benché le quantità di
vino prodotto saranno inferiori al solito, possiamo senz’altro dire
che non siamo in presenza di un’annata simile a quella del 2003,
quando invece la siccità aveva rovinato l’uva in modo
irreparabile».